LA SCENA (È) VULNERABILE
laboratorio di recitazione con Elena Arvigo
Da lunedì 17 a giovedì 20 marzo 2025 h. 10:30 – 17:00 circa
Il corso è rivolto ad attori/ attrici performer di ogni genere ed età che vogliano indagare il flusso interiore di un personaggio.
Partiremo dalle testimonianze tratte da La guerra non ha un volto di donna di Svetlana Aleksievič (che condividerà Elena stessa con i/le partecipanti prima dell’inizio del workshop).
L’oggetto del laboratorio è la persona interprete stessa: i suoi talenti espressivi e la sua sensibilità personale. L’obiettivo è un/a artista “vivacemente vivo/a”, in grado di scegliere con coraggio i pensieri “giusti” e le azioni fisiche e verbali efficaci e necessarie per il ruolo, ponendosi in una condizione di presenza ovvero di “vulnerabilità possibile”.
La persona interprete, ponendosi in questa condizione, permette allo stare in scena di essere un processo sempre creativo e un’esperienza condivisa, vitale e unica. “Pensare bene” porterà ogni azione ad essere organica e necessaria, mai casuale o illustrativa.
In fisica, la condizione fondamentale affinché si produca un suono è che un corpo sia messo in vibrazione; perché questo avvenga, è necessario che esso sia elastico, disponibile quindi al movimento. Ogni movimento mette inesorabilmente in una condizione di fragilità temporanea il sistema. Le vibrazioni sono un fenomeno necessario per il funzionamento di ogni strumento. Lo strumento “interprete” è vibrante quando si pone in una situazione di ascolto e di apertura e quindi di vulnerabilità: predisporsi all’esser presenti al ruolo con tutto quel che comporta e al circostante (sia le condizioni reali che quelle immaginate), assumendosene i rischi. Con un buon allenamento si può imparare a non difendersi dall’imprevedibile, ma farne tesoro per arricchire la nostra visione. Il teatro è un luogo sicuro per poterlo sperimentare.
Il lavoro consiste nell’indagare il processo di creazione delle immagini necessarie ed efficaci per l’interpretazione del ruolo, a servizio della narrazione dell’autore e del disegno della regia.
La persona interprete, facendo propria la pièce, finirà per trovarsi nel mezzo di quegli avvenimenti e condizioni che l’autore ha proposto, vivendo tra oggetti immaginati ed esistendo in una vita inventata. Sarà l’immaginazione creativa ad aiutare la persona interprete a entrare in questa vita inventata. Si lavorerà per cercare di stimolare l’immaginazione e il coraggio creativo attraverso prima uno studio del testo e poi un’improvvisazione scenica per ricercare, in entrambi i processi, le giustificazioni e le motivazioni delle azioni fisiche e verbali che renderanno l’interpretazione unica e irripetibile.
Solo una motivazione autentica trovata esponendosi all’imprevedibile rende l’azione necessaria e permette così alla persona interprete di agire realmente, cioè di salvare l’azione da una deriva esecutoria.
Obiettivi
- Rendere chi interpreta libero/a, espressivo/a e dunque parte attiva nel processo di creazione del ruolo.
- Chiarire “sul campo” la differenza fra le questioni che riguardano la recitazione e quelle che riguardano l’interpretazione. Sono due ordini di problemi molto differenti. Un’interpretazione necessita prima di tutto di una scelta e una visione critica precisa e poi riuscire ad aderire ad essa attraverso i propri strumenti tecnici.
- Lavorare sull’unicità di ognuno/a senza escludere una solida preparazione tecnica. La preparazione tecnica non si limita alle capacità vocali o fisiche, ma include l’allenamento e lo sviluppo dell’intelligenza scenica, la velocità emotiva, l’esercizio all’audacia, alla fantasia, al gioco e all’essere visionari.
- Trovare gli accessi per tendere al personaggio, arrivare in quello stato di apparente altrove, offrendo senza filtri quelle parti di noi utili per il racconto ed eliminando ciò che intralcia l’interpretazione. Rendere così l’empatia uno strumento di conoscenza: la possibilità per noi e per il pubblico di sentire “fuori da me”.
Le domande che ci poniamo sono:
- Che cos’è la presenza?
- Perché, eseguendo le stesse azioni, uno/a interprete è credibile e l’altre no?
- Il talento è anche una tecnica?
- Che cosa significa intensità?
- Che cosa significa vibrare?
Preparazione richiesta
Elena porterà delle testimonianze tratte da La guerra non ha un volto di donna di Svetlana Aleksievič e assegnerà scene o monologhi anche di altri testi, su cui lavorare durante il laboratorio. (i materiali verranno condivisi solo con i/le partecipanti selezionate prima dell’inizio del laboratorio. )
È consentito e consigliato portare tutto ciò che può aiutare il personale svolgimento dello studio: ogni sorta di costume, oggetto, luci e musiche sono benvenute.
Il laboratorio si sviluppa in 4 giornate da 7 ore al giorno. dalle 10:00 alle 17:00 circa
⏩️ ISCRIZIONI
Per partecipare: inviare a fivizzano27@gmail.com
- curriculum
- foto
- numero cellulare
Oggetto della mail: Lab Elena Arvigo + Nome e Cognome + cellulare
Inviare i materiali entro e non oltre il 3 Marzo.
Le conferme verranno inviate entro il 6 marzo.
verranno selezionate massimo 12 candidature.
Elena Arvigo, diplomata nel 1999 alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, ha lavorato intensamente come attrice di teatro, cinema e televisione negli anni seguenti. A teatro è diretta da registi italiani e stranieri quali Alvis Hermanis, Eimuntas Nekrošius, Jacques Lassalle, Jan Fabre, Muriel Mayette-Holtz e Valerio Binasco. Dal 2010 ha cominciato a occuparsi di teatro non solo come interprete, ma anche in regime di completa autoproduzione, curando adattamenti, allestimenti e ogni dettaglio relativo alla messa in scena delle opere. È considerata dalla critica una delle più intense interpreti della scena contemporanea. Il suo teatro si caratterizza per l’intensità emotiva e l’attenzione alle autrici della drammaturgia contemporanea impegnate nella lotta per i diritti. Dopo aver interpretato 4:48 Psychosis, prodotto da Valentina Calvani, Elena ha portato in scena, in regime di autoproduzione, numerosi progetti tra cui:
- Maternity Blues di Grazia Verasani
- Donna non rieducabile di Stefano Massini
- Il Bosco di David Mamet
- Quaderni della guerra da Marguerite Duras
- La metafisica della bellezza di Lina Merlin
- Una ragazza lasciata a metà di Eimear McBride
- L’Imperatore della Sconfitta di Jan Fabre
- Monologhi dell’Atomica da Preghiera per Cernobyl di Svetlana Aleksievič e Racconti dell’Atomica di Kyoto Hayashi.